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Un tassello di Altro Possibile


copertina

Sabato 22 in uno dei tantissimi pezzi di paradiso umbro si è svolta la prima Notte Gialla: ‘Il Varo’.

E’ stato un lavoro coinvolgente ed estenuante. Ognuno ha messo dentro quello che aveva e non solo quello che poteva. C’era l’anima. Ci siamo umanamente ritrovati, in alcuni casi scoperti, abbiamo saggiato le nostre potenzialità, messo a fuoco obiettivi culturali, ci siamo sorpresi, commossi, divertiti e anche tanto stancati. E’ stata una notte bellissima e tutta la storia di questa festa, dalla prima ideuzza buttata giù alla sua realizzazione è stata un’esperienza indimenticabile. E’ questo spendersi per arricchirsi la nostra forza. Conserviamone insegnamenti ed entusiasmi e andiamo avanti così… alla grande!il varo
Fin dalle nostre prime parole circa “una bella festa da fare” gli obiettivi si sono presentati sempre più alti, inusuali e suonavano come dolci sfide alle solite feste politiche e da cosa nasceva cosa… e ci si è ritrovati in tanti a lavorare per la nostra festa.

Questo non deve essere un evento da programmare, montare e smontare ogni volta … questa dovrebbe essere la Vita! Questo è il mondo che vogliamo, non azzeriamolo ogni volta … era li … alla prossima e se non la puoi ballare _6senza orario di chiusura. Il condizionale diventa presente, il passato ed il futuro sono la nostra bussola. Quella scintilla di fantasia eterna.

Tanti volti sembravano uno, tante danze, un solo Movente. La rivoluzione è fatta di piccole rivolte … e Sabato c’erano tutte e con quell’amore che va oltre l’esperienza limitata dei sensi, sottraendosi a ogni definizione.

Ferdinando Nicci e Claudio Piccirilli mi hanno veramente commosso per lail mercato_2 loro compassione all’evento. La contaminazione culturale è sempre costruttiva ma quando a contaminarsi sono le  rivolte allora si che può parlare di una rivoluzione. E noi l’abbiamo danzata.

Vorrei scrivere un fiume di parole ma diluirebbero insensatamente l’emozione ardente.

(massimo maggi)

  1. 24/06/2013 alle 16:19

    Era una notte di suoni acustici..di tante chiacchiere…di tanti momenti di intimità…di tanti sorrisi…del piacere della condivisione…della gioia di fare…di energia che fluiva…insomma abbiamo attino a un barattolo di marmellata particolarmente buona che ora sappiamo dovè…nella nostra credenza…e che iniziamo a capire come apprezzarla…come
    custodirla…proteggerla…amarla….condiViderla..e..condividerla……AND….

  2. 24/06/2013 alle 20:51

    Ferma l’attimo, mi sono sempre detta nella mia vita. Fissalo. Come si fa con un quadro alla parete. E di attimi ce ne sono stati. Immortali come quella luna che ci stava osservando, una madre benevola che illuminava i nostri sogni. Io non so da che parte farmi. Non mi scivola la penna. Mi si aggrovigliano pensieri e sensazioni, stati d’animo ed emozioni. Bisogna scendere giù dentro lo stomaco ripescare tutto quel vissuto, ripigliarlo e portarlo fuori. Sembra di farla lunga ma così è stato: “scintilla di fantasia eterna”, notte magica, nuova dimensione da non smantellare, da far rivivere in un presente perpetuo. Questo è il mondo che vorrei, questo è il Movimento.
    Il Movimento non sono le ‘faccette di rappresentanza’, non sono le bandierine colorate. Sono i cuori e gli animi della gente gonfi di speranza e di cambiamento. Il sogno è sogno ma si trasforma in evento quando a crederci sono in tanti. Il mondo non sarà mai perfetto ma possiamo renderlo più vivibile. L’effervescenza incredibile del pomeriggio assolato tra bancarelle e sorrisi. L’inciampare continuo in uno sguardo amico. Il riconoscersi tra di noi e la bellezza di nuovi volti in cui incrociarsi. Poi cala la sera, le luci i colori….il giallo delle sciarpe, il rosso del suono dei tamburi, il blu scuro della notte, i racconti di Roberto: “ La Natura non erra mai. In natura niente può esservi di casuale”… “Io son metallo, e non ho forma alcuna. Anzi ho tutte le forme e son miniera” e la favolosa “Berenice” di Calvino sulla quale ho concentrato il mio pensiero: Berenice esiste, e noi ci stiamo dentro. Se un posto è invisibile, non è altrettanto detto che non esista. Poi le Isole. Io tra quelle ‘isole’ distesa per terra ad occhi chiusi e musica dolce a invadermi dentro. Ci ho lasciato un pezzo d’anima. E poi ancora gioia e fragore, sorrisi e abbracci, percussioni che martellavano nel petto. Stanchi ma vivi dentro persi in un’eterna danza. Danzo dentro un campo instabile. Danzo cercando “leggerezza”. Leggera fino all’armonia.
    I ritorni a casa da un luogo magico sanno di tristezza e nostalgia ma il nostro non lo è stato perché consapevoli di aver assistito all’inevitabile germogliare di un seme: il seme Giusto. “Non posso abbandonare la speranza…non ho altro.

    (cinzia aderini)

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