Il Bilancio come guida ad un Nuovo Modello Comunale


4-Assemblea-Civica-in-Orvieto.-Intervento-di-Mario-Tiberi.-150x150Nel nostro percorso abbiamo  affrontato vari temi. Inizialmente siamo partiti dagli squilibri o dalle nefandezze di bilancio, mettendo in luce le grandi responsabilità che hanno avuto le amministrazioni attuali e passate. Andando avanti lungo questa strada ci siamo occupati del tema del debito di cui siamo vittime incolpevoli ed inconsapevoli che sta impoverendo e svuotando la città delle sue risorse e capitali reali. La globalizzazione in questo ci entra poco ma è stata la leva ipocrita, usata dagli amministratori, che ha provocato l’attuale gestione del debito pubblico, tutta orientata soltanto a soddisfare le richieste dei creditori. Giunti a questo punto dobbiamo ribaltare il paradigma con consapevolezza e assunzione di responsabilità per evitare, così, tutta una serie di catastrofi che sono di fronte a noi. Dobbiamo farlo con un Patto Cittadino che pur vedendoci coinvolti ciascuno su tematiche e bisogni diversi ci accomuni in un unico progetto finalizzato a costruire una città più giusta, più sostenibile e più equa. Trovare una sintesi tra un commercio equo, una  finanza etica ed un reddito di cittadinanza. Inseguire di volta in volta la singola emergenza o il singolo caso di mala gestione non porta a nulla se non ad un dispendio enorme di energie mentre è necessario analizzare il sistema nel suo insieme, capire che purtroppo all’interno dei suoi meccanismi non troviamo più la soluzione ai gravissimi problemi sociali e ambientali che abbiamo di fronte a noi e, quindi, occorre fare uno sforzo di visione di un’altra società.

Il Bilancio Comunale è il primo strumento il cui paradigma deve essere necessariamente ribaltato: Non è il Bilancio a decidere le sorti della nostra comunità ma l’esatto opposto. La comunità deve esercitare tutto il suo potenziale inutilizzato e condiviso per poi verificare, tramite un Bilancio, che siano state rispettate le condizioni di equità e sostenibilità sociale ed ambientale. E’ necessario iniziare a sfatare alcuni luoghi comuni come ad esempio che noi siamo indebitati perché siamo un popolo che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Se non viene sfatato, questo luogo comune, ne fa scaturire un altro ben più pesante  e cioè che non abbiamo nessun altro obbligo se non quello di pagare e che i sacrifici che ci sono imposti sono la giusta punizione per i reati commessi.

In questa aberrante, falsa, situazione ognuno di  noi è portato ad arrendersi di fronte alle politiche di austerità che ci vengono imposte dai Bilanci e dalle amministrazioni cittadine prima che nazionali ed europee. La verità è un’altra e cioè che, nel corso del tempo, abbiamo dovuto pagare una montagna di interessi così alti che, questi sì, non siamo riusciti a pagare nonostante che in vent’anni abbiamo tagliato ogni possibilità di sviluppo spacciandola per razionalizzazione della spesa. Continuare nella politica dell’austerity e del patto di stabilità non potrà che peggiorare la situazione che di anno in anno diventa sempre più oscura nonostante la svendita sconsiderata di importanti assetti e patrimoni.

Per ogni debitore c’è sempre un ceditore. Cominciamo a fare luce e chiarezza su questi soggetti. E’ necessario un Patto che congeli il debito per poi ristrutturarlo non solo a livello ragionieristico ma con un vero e proprio Audit per verificare quali sono state le ragioni dell’indebitamento. Scoprirne non solo le cause come i privilegi fiscali o la corruzione ma soprattutto le responsabilità da parte di investitori e amministrazioni compiacenti. Scopriremo con questo che un debitore non sempre è obbligato a pagare il suo debito, soprattutto se innescato da anatocismo, e procedere, anche per legge, alla sua sospensione verificando queste situazioni mettendo in evidenza quali sono le quote di debito che si sono create per delle iniziative che non hanno niente a che vedere con il bene collettivo.

Alcuni spunti e proposte per la discussione

Rendere trasparente e virtuosa l’amministrazione di comuni e regione non significa “tagliare” semplicemente costi della politica, dei servizi, e tanto meno tagliare posti di lavoro, ma razionalizzarli e ricollocarli secondo un piano preciso di efficienza, redistribuzione degli oneri  e delle ricchezze. Il tutto connesso ad una reinvenzione del rapporto compatibile con la natura e ad una nuova forma degli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini alla gestione del loro territorio e della cosa pubblica. Siamo dunque per fermare il carrozzone delle municipalizzate partecipate o privatizzate, dei consorzi gestiti da burocrazia politica ed imprenditoria che non hanno altro obiettivo che l’arricchimento privato ed il mantenimento delle caste burocratiche entro una prospettiva di sviluppo indifferente ad ogni altro principio che quello della valorizzazione economica, per altro fallimentare.

La democrazia rappresentativa ha di fatto estromesso dal processo decisionale i cittadini. Riteniamo quindi sia necessario avviare processi deliberativi popolari, per guidare gli amministratori nel prendere decisioni mirate e non influenzabili da interessi privati. Si tratta di norme di elementare democrazia, idonee per introdurre equità e giustizia sociale e consentire ai cittadini di decidere, dove e come destinare risorse della comunità.

Una componente importante della felicità delle comunità passa attraverso la partecipazione popolare diretta.

La partecipazione non filtrata dal potere, consente infatti di concorrere concretamente alla gestione della cosa pubblica, aumentando il senso di consapevolezza dei cittadini, anche attraverso percorsi formativi di educazione civica. In ambito locale le norme (art. 8 supplemento ordinario N.162 del D.Lgs. 267 del 18 agosto 2000) prevedono l’introduzione di strumenti di democrazia diretta, ma raramente gli Statuti degli Enti locali sono stati aggiornati e spesso gli amministratori scoraggiano la partecipazione popolare.

Le nostre prime proposte saranno quindi quelle di:

– modi­care lo Statuto Comunale e gli strumenti d’iniziativa popolare. Referendum deliberativo propositivo senza quorum e il bilancio partecipativo deliberativo. Entrambi gli strumenti non saranno consultivi, ma vincolanti per l’Amministrazione Comunale;

– l’iniziativa referendaria, analogamente alle altre iniziative, comporterà la raccolta firme, ma non il quorum di validità: il quorum scoraggia la democrazia e contraddice il principio democratico per il quale “chi partecipa decide”.

In date prestabilite i cittadini proporranno, discuteranno e sceglieranno col voto le proposte emerse (priorità). Una volta raccolte le idee più votate una delegazione popolare, insieme ad un Ufficio del Gabinetto del Sindaco, valuterà l’introduzione delle priorità emerse dal basso e le introdurrà nel piano dei lavori pubblici e dei servizi. La delegazione popolare avrà il compito di controllare il processo, avrà accesso a tutti gli atti e riferirà l’andamento dei lavori, nelle assemblee popolari.

Dovrà essere data ai cittadini la possibilità di proporre una delibera redatta correttamente in articoli e votarla. Dovrà essere data la possibilità ai cittadini di individuare delle priorità, che saranno inserite nel piano triennale dei lavori pubblici. Sarà prioritario Introdurre un Ufficio della Trasparenza, ove il cittadino possa accedere a qualsiasi documento e ne possa avere copia.

–  Istituzionalizzare gli incontri di ascolto dei cittadini col ­fine di stimolare la partecipazione dal basso e raccogliere le proposte popolari per farne argomento di discussione anche nei Consigli Comunali;

– Trasmettere, con qualsiasi mezzo, la diretta streaming non solo dei Consigli Comunali, ma di tutti gli incontri delle commissioni, con possibilità da parte dei consiglieri e del pubblico di registrare e trasmettere proprie riprese;

– Disporre di un notiziario/newsletter di zona che permetta ai cittadini interessati di essere avvisati per tempo, delle attività comunali e delle discussioni in corso che riguardano la specifica zona in cui abitano, vivono, lavorano;

– Creazione di un registro on-line in cui vengono raccolte le istanze (tutte) inviate alla pubblica amministrazione e dove si possono consultare le risposte ricevute;

– Rendere le società pubbliche e private che gestiscono servizi essenziali per il cittadino (energia, acqua ) aperte e controllate tramite forme di azionariato diffuso.

L’attuale bilancio dei comuni presenta spesso un debito molto rilevante, di cui parte riscontrato all’interno delle società partecipate. Questo debito è il frutto di una politica che mentre strombazzava “Città dell’eccellenza” ha creato “Città dormitorio”. Se da una parte sarà facile evitare le spese sciagurate per opere ed infrastrutture inutili e dispendiose, dall’altra si dovrà programmare un arco temporale durante il quale destinare parte delle entrate al ripianamento del debito, vincolando l’operato del comune e sottraendo risorse alla gestione “ordinaria”. Gli obiettivi, su arco temporale con scadenze intermedie con verifica dei risultati ottenuti con gli obiettivi prefissati, dovranno essere condivisi non solo con la minoranza politica, ma anche con la cittadinanza tutta. Per noi le parole chiave sono Trasparenza e Partecipazione. Parole che non devono rimanere svuotate del loro significato ma essere associate a fatti concreti. Pubblicazione di ogni atto di spesa, e Bilancio Partecipato. Le aziende partecipate sono state spesso usate come strumento per aggirare il patto di stabilità, e by-passare le gare di appalto favorendo aziende “vicine” all’amministrazione. Essendo società di diritto privato, anche se di proprietà pubblica, nella ricerca delle informazioni, spesso ci si è trovati davanti ad un muro invalicabile. L’approvazione dei bilanci di queste società viene normalmente fatta a consuntivo, ovvero alla fine dell’esercizio, mentre il bilancio comunale viene approvato in preventivo – o quanto meno dovrebbe. Questo sfasamento temporale rende difficilissimo prevedere e gestire “le casse” comunali. In più i differenti piani dei conti non aiutano l’accorpamento e l’immediatezza dell’informazione. Tutto ciò ricade nella trasparenza dell’amministrazione pubblica, e nella sua gestione. Ci ritroviamo con differenti istituti privati e differenti livelli di partecipazione (regionale e provinciale) con le medesime finalità. Insomma usare il termine “giungla delle partecipate” non è affatto fuori luogo.

In fase di approvazione del bilancio si dovrà invece deliberare che una parte degli investimenti siano messi a disposizione dei cittadini, che potranno svolgere azioni propositive e deliberative con le modalità già utilizzate in altri comuni virtuosi. Questo è solo l’inizio, poi gradualmente questa percentuale salirà insieme al grado di partecipazione dei cittadini.

Inoltre: Riduzione delle consulenze esterne. Riduzione delle figure dirigenziali e delle Posizioni Organizzative. Riorganizzazione della macchina comunale attraverso un nuova politica di gestione dei processi e del personale. Avviare un’analisi organizzativa approfondita, con lo snellimento delle procedure e della rigidità dell’attuale organizzazione. La macchina comunale deve essere al servizio del cittadino, e non il contrario. Tracciabilità di tutti i passaggi burocratici e messa on-line della stessa da parte del responsabile unico del procedimento. All’interno della macchina comunale verranno attivati progetti ottenuti grazie all’ascolto dei dipendenti comunali volti alla riduzione degli sprechi e al miglioramento della qualità dei servizi erogati ai cittadini puntando esclusivamente alla valorizzazione delle risorse umane attraverso investimenti sulla formazione del personale. Eliminazione dei contratti (anche per le società partecipate) di locazione passiva in scadenza e divieto di stipulazione di nuovi contratti su immobili di proprietà privata. Divieto dell’uso di nuovi strumenti derivati e di ogni forma di speculazione finanziaria, eliminazione progressiva degli strumenti già sottoscritti. Elevare al massimo l’Imposta municipale Unica (IMU) a tutti gli immobili non prima casa, privi di un contratto di locazione registrato o disabitati (con esclusione degli immobili disponibili ad affitto equo o utilizzati da familiari impossibilitati ad accedere a mutui casa o ad edilizia popolarre) e comunque seguendo un criterio di equità ed utilizzo dell’immobile. Stessa regola verrà applicata per gli edifici commerciali o uffici non attivi. La maggiore disponibilità di immobili in affitto comporterebbe un abbassamento del costo di locazione. Gli affitti in nero che passerebbero a contratti regolari comporterebbero inoltre un rientro dal nero per l’erario. Effettiva responsabilizzazione dei dirigenti e dei responsabili di attività dell’Amministrazione con piano degli obiettivi valutato in termini di efficienza ed efficacia delle prestazioni da una funzione esterna e non dai dirigenti stessi come oggi avviene. Pubblicazione di un bilancio leggibile da chiunque per il consuntivo e di un bilancio di previsione triennale con indicazione dei diversi capitoli di spesa in dettaglio, distinzione tra spese e investimenti, dettaglio sulle spese per servizi dall’esterno e sulle entrate evidenziando trasferimenti dello stato, tasse e oneri locali, denari provenienti a vario titolo da privati con dettaglio dei maggiori contribuenti. Pubblicazione sui siti web dei Comuni dell’elenco di tutte le forniture di prodotti e servizi all’Amministrazione con i relativi contratti e fornitori.

RIORGANIZZAZIONE DELLE PARTECIPATE

Costituire una unica Holding che raggruppi, ove possibile, tutte queste partecipate sotto un’unica regia. Il Cda di questa Holding deve essere formato da persone che vi lavorino a tempo pieno. Tutte le società partecipate avranno un massimo di tre amministratori che saranno costantemente controllati. Alla Holding verranno affidati i servizi amministrativi dell’intero gruppo. Ogni sei mesi il presidente del cda della Holding, riferirà in Consiglio Comunale sull’andamento di tutto il gruppo e segnalerà le eventuali negligenze degli amministratori. Questo comporterà una sensibile diminuzione dei costi e l’individuazione immediata delle responsabilità. Finirà l’era dei poltronifici.
Il compenso di ogni amministratore dovrà essere reso pubblico in un apposito sito comunale, entro 30 gg dalla sua nomina. Chi vorrà ricoprire il ruolo di amministratore dovrà inviare il proprio cv che sarà pubblicato on-line. I piani dei conti di tutte le partecipate dovranno essere uniformati, o stabiliti in modo rigido nelle loro riclassificazioni. Questo permetterà di realizzare in brevissimo tempo un Bilancio unico consolidato tra le Società Partecipate ed il Bilancio Comunale.

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