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13 novembre 2013. Il Bilancio come guida.

4-Assemblea-Civica-in-Orvieto.-Intervento-di-Mario-Tiberi.-150x150Il Forum Cittadino entra nel vivo della partecipazione e discussione con i cittadini affrontando il  tema cardine di un futuro governo della Città: Il Bilancio visto come strumento di indirizzo politico in antitesi ad una regola sterile e vuota imposta dall’esterno senza condivisione della cittadinanza. Il 13 Novembre 2013 presso la Sala del Governatore si è discusso di questo con una sempre più ampia partecipazione che ha visto coinvolti ed interessati anche rappresentanti dell’attuale amministrazione. L’intento, impegnativo ma riuscito, era quello di analizzare le parole chiave, reali o alterate, che vengono utilizzate in ottica distrattiva nella trattazione dei temi di bilancio che tendono a complicare la materia per renderla incomprensibile ai cittadini.

Nonostante gli inevitabili riferimenti dettati dall’imminente approvazione del ‘bilancio ragionieristico’ la discussione è non si è allontanata dall’oggetto della convocazione ovvero la concezione ‘altra’ di bilancio che deve essere riportata alla sua funzione originale e nobile ribaltandone totalmente l’attuale impostazione. Il bilancio dunque inteso come programmazione sostenibile di indirizzo politico condiviso e che non escluda, o alieni, quindi il patrimonio e le sapienze cittadine ma ne rendiconti le condizioni di equità  sostenibilità e felicità del comune. Si è discusso della necessità di liberarsi dall’oppressione contabile che perde totalmente di vista la visione della Città. Ai vari interventi sulla correttezza o meno, sulla legalità o meno, delle attuali impostazioni del bilancio si è risposto chiaramente che non basta la precisione ragionieristica e neanche l’onestà dei singoli amministratori poiché anche il più onesto ragioniere contabile, se assurge al ruolo di assessore al bilancio, ruba comunque tempo e futuro alla collettività se non è capace di portare avanti una visione condivisa. In assenza di condivisione qualunque amministratore rischia di confondere il ruolo di guida politica con l’esercizio di curatela fallimentare dei crediti pregressi.

Questa prima discussione si è resa necessaria per gettare le basi al prossimo incontro che verterà sulla trasparenza e partecipazione al bilancio cittadino. Rendere trasparente e virtuosa l’amministrazione non significa ‘tagliare’ semplicemente costi della politica, dei servizi, e tanto meno tagliare posti di lavoro, ma razionalizzarli e collocarli secondo un piano preciso di efficienza, redistribuzione degli oneri e delle ricchezze. Tutto connesso ad una reinvenzione del rapporto compatibile con il territorio e della cosa pubblica. Si vuole pertanto uscire dalla logica dei carrozzoni delle municipalizzate, partecipate o privatizzate, dei consorzi gestiti da burocrazia clientelare politica ed imprenditoria che non hanno altro obiettivo che l’arricchimento privato ed il mantenimento dei privilegi  acquisiti entro una prospettiva di sviluppo indifferente ad ogni altro principio che quello della valorizzazione economica, per altro fallimentare.

Il prossimo incontro del Forum Cittadino si terrà il 20 Novembre 2013. Il luogo e l’orario saranno confermati nei prossimi giorni in conseguenza della indisponibilità della Sala del Governatore.

 

 

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Il Bilancio come guida ad un Nuovo Modello Comunale

4-Assemblea-Civica-in-Orvieto.-Intervento-di-Mario-Tiberi.-150x150Nel nostro percorso abbiamo  affrontato vari temi. Inizialmente siamo partiti dagli squilibri o dalle nefandezze di bilancio, mettendo in luce le grandi responsabilità che hanno avuto le amministrazioni attuali e passate. Andando avanti lungo questa strada ci siamo occupati del tema del debito di cui siamo vittime incolpevoli ed inconsapevoli che sta impoverendo e svuotando la città delle sue risorse e capitali reali. La globalizzazione in questo ci entra poco ma è stata la leva ipocrita, usata dagli amministratori, che ha provocato l’attuale gestione del debito pubblico, tutta orientata soltanto a soddisfare le richieste dei creditori. Giunti a questo punto dobbiamo ribaltare il paradigma con consapevolezza e assunzione di responsabilità per evitare, così, tutta una serie di catastrofi che sono di fronte a noi. Dobbiamo farlo con un Patto Cittadino che pur vedendoci coinvolti ciascuno su tematiche e bisogni diversi ci accomuni in un unico progetto finalizzato a costruire una città più giusta, più sostenibile e più equa. Trovare una sintesi tra un commercio equo, una  finanza etica ed un reddito di cittadinanza. Inseguire di volta in volta la singola emergenza o il singolo caso di mala gestione non porta a nulla se non ad un dispendio enorme di energie mentre è necessario analizzare il sistema nel suo insieme, capire che purtroppo all’interno dei suoi meccanismi non troviamo più la soluzione ai gravissimi problemi sociali e ambientali che abbiamo di fronte a noi e, quindi, occorre fare uno sforzo di visione di un’altra società.

Il Bilancio Comunale è il primo strumento il cui paradigma deve essere necessariamente ribaltato: Non è il Bilancio a decidere le sorti della nostra comunità ma l’esatto opposto. La comunità deve esercitare tutto il suo potenziale inutilizzato e condiviso per poi verificare, tramite un Bilancio, che siano state rispettate le condizioni di equità e sostenibilità sociale ed ambientale. E’ necessario iniziare a sfatare alcuni luoghi comuni come ad esempio che noi siamo indebitati perché siamo un popolo che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Se non viene sfatato, questo luogo comune, ne fa scaturire un altro ben più pesante  e cioè che non abbiamo nessun altro obbligo se non quello di pagare e che i sacrifici che ci sono imposti sono la giusta punizione per i reati commessi.

In questa aberrante, falsa, situazione ognuno di  noi è portato ad arrendersi di fronte alle politiche di austerità che ci vengono imposte dai Bilanci e dalle amministrazioni cittadine prima che nazionali ed europee. La verità è un’altra e cioè che, nel corso del tempo, abbiamo dovuto pagare una montagna di interessi così alti che, questi sì, non siamo riusciti a pagare nonostante che in vent’anni abbiamo tagliato ogni possibilità di sviluppo spacciandola per razionalizzazione della spesa. Continuare nella politica dell’austerity e del patto di stabilità non potrà che peggiorare la situazione che di anno in anno diventa sempre più oscura nonostante la svendita sconsiderata di importanti assetti e patrimoni.

Per ogni debitore c’è sempre un ceditore. Cominciamo a fare luce e chiarezza su questi soggetti. E’ necessario un Patto che congeli il debito per poi ristrutturarlo non solo a livello ragionieristico ma con un vero e proprio Audit per verificare quali sono state le ragioni dell’indebitamento. Scoprirne non solo le cause come i privilegi fiscali o la corruzione ma soprattutto le responsabilità da parte di investitori e amministrazioni compiacenti. Scopriremo con questo che un debitore non sempre è obbligato a pagare il suo debito, soprattutto se innescato da anatocismo, e procedere, anche per legge, alla sua sospensione verificando queste situazioni mettendo in evidenza quali sono le quote di debito che si sono create per delle iniziative che non hanno niente a che vedere con il bene collettivo.

Alcuni spunti e proposte per la discussione

Rendere trasparente e virtuosa l’amministrazione di comuni e regione non significa “tagliare” semplicemente costi della politica, dei servizi, e tanto meno tagliare posti di lavoro, ma razionalizzarli e ricollocarli secondo un piano preciso di efficienza, redistribuzione degli oneri  e delle ricchezze. Il tutto connesso ad una reinvenzione del rapporto compatibile con la natura e ad una nuova forma degli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini alla gestione del loro territorio e della cosa pubblica. Siamo dunque per fermare il carrozzone delle municipalizzate partecipate o privatizzate, dei consorzi gestiti da burocrazia politica ed imprenditoria che non hanno altro obiettivo che l’arricchimento privato ed il mantenimento delle caste burocratiche entro una prospettiva di sviluppo indifferente ad ogni altro principio che quello della valorizzazione economica, per altro fallimentare.

La democrazia rappresentativa ha di fatto estromesso dal processo decisionale i cittadini. Riteniamo quindi sia necessario avviare processi deliberativi popolari, per guidare gli amministratori nel prendere decisioni mirate e non influenzabili da interessi privati. Si tratta di norme di elementare democrazia, idonee per introdurre equità e giustizia sociale e consentire ai cittadini di decidere, dove e come destinare risorse della comunità.

Una componente importante della felicità delle comunità passa attraverso la partecipazione popolare diretta.

La partecipazione non filtrata dal potere, consente infatti di concorrere concretamente alla gestione della cosa pubblica, aumentando il senso di consapevolezza dei cittadini, anche attraverso percorsi formativi di educazione civica. In ambito locale le norme (art. 8 supplemento ordinario N.162 del D.Lgs. 267 del 18 agosto 2000) prevedono l’introduzione di strumenti di democrazia diretta, ma raramente gli Statuti degli Enti locali sono stati aggiornati e spesso gli amministratori scoraggiano la partecipazione popolare.

Le nostre prime proposte saranno quindi quelle di:

– modi­care lo Statuto Comunale e gli strumenti d’iniziativa popolare. Referendum deliberativo propositivo senza quorum e il bilancio partecipativo deliberativo. Entrambi gli strumenti non saranno consultivi, ma vincolanti per l’Amministrazione Comunale;

– l’iniziativa referendaria, analogamente alle altre iniziative, comporterà la raccolta firme, ma non il quorum di validità: il quorum scoraggia la democrazia e contraddice il principio democratico per il quale “chi partecipa decide”.

In date prestabilite i cittadini proporranno, discuteranno e sceglieranno col voto le proposte emerse (priorità). Una volta raccolte le idee più votate una delegazione popolare, insieme ad un Ufficio del Gabinetto del Sindaco, valuterà l’introduzione delle priorità emerse dal basso e le introdurrà nel piano dei lavori pubblici e dei servizi. La delegazione popolare avrà il compito di controllare il processo, avrà accesso a tutti gli atti e riferirà l’andamento dei lavori, nelle assemblee popolari.

Dovrà essere data ai cittadini la possibilità di proporre una delibera redatta correttamente in articoli e votarla. Dovrà essere data la possibilità ai cittadini di individuare delle priorità, che saranno inserite nel piano triennale dei lavori pubblici. Sarà prioritario Introdurre un Ufficio della Trasparenza, ove il cittadino possa accedere a qualsiasi documento e ne possa avere copia.

–  Istituzionalizzare gli incontri di ascolto dei cittadini col ­fine di stimolare la partecipazione dal basso e raccogliere le proposte popolari per farne argomento di discussione anche nei Consigli Comunali;

– Trasmettere, con qualsiasi mezzo, la diretta streaming non solo dei Consigli Comunali, ma di tutti gli incontri delle commissioni, con possibilità da parte dei consiglieri e del pubblico di registrare e trasmettere proprie riprese;

– Disporre di un notiziario/newsletter di zona che permetta ai cittadini interessati di essere avvisati per tempo, delle attività comunali e delle discussioni in corso che riguardano la specifica zona in cui abitano, vivono, lavorano;

– Creazione di un registro on-line in cui vengono raccolte le istanze (tutte) inviate alla pubblica amministrazione e dove si possono consultare le risposte ricevute;

– Rendere le società pubbliche e private che gestiscono servizi essenziali per il cittadino (energia, acqua ) aperte e controllate tramite forme di azionariato diffuso.

L’attuale bilancio dei comuni presenta spesso un debito molto rilevante, di cui parte riscontrato all’interno delle società partecipate. Questo debito è il frutto di una politica che mentre strombazzava “Città dell’eccellenza” ha creato “Città dormitorio”. Se da una parte sarà facile evitare le spese sciagurate per opere ed infrastrutture inutili e dispendiose, dall’altra si dovrà programmare un arco temporale durante il quale destinare parte delle entrate al ripianamento del debito, vincolando l’operato del comune e sottraendo risorse alla gestione “ordinaria”. Gli obiettivi, su arco temporale con scadenze intermedie con verifica dei risultati ottenuti con gli obiettivi prefissati, dovranno essere condivisi non solo con la minoranza politica, ma anche con la cittadinanza tutta. Per noi le parole chiave sono Trasparenza e Partecipazione. Parole che non devono rimanere svuotate del loro significato ma essere associate a fatti concreti. Pubblicazione di ogni atto di spesa, e Bilancio Partecipato. Le aziende partecipate sono state spesso usate come strumento per aggirare il patto di stabilità, e by-passare le gare di appalto favorendo aziende “vicine” all’amministrazione. Essendo società di diritto privato, anche se di proprietà pubblica, nella ricerca delle informazioni, spesso ci si è trovati davanti ad un muro invalicabile. L’approvazione dei bilanci di queste società viene normalmente fatta a consuntivo, ovvero alla fine dell’esercizio, mentre il bilancio comunale viene approvato in preventivo – o quanto meno dovrebbe. Questo sfasamento temporale rende difficilissimo prevedere e gestire “le casse” comunali. In più i differenti piani dei conti non aiutano l’accorpamento e l’immediatezza dell’informazione. Tutto ciò ricade nella trasparenza dell’amministrazione pubblica, e nella sua gestione. Ci ritroviamo con differenti istituti privati e differenti livelli di partecipazione (regionale e provinciale) con le medesime finalità. Insomma usare il termine “giungla delle partecipate” non è affatto fuori luogo.

In fase di approvazione del bilancio si dovrà invece deliberare che una parte degli investimenti siano messi a disposizione dei cittadini, che potranno svolgere azioni propositive e deliberative con le modalità già utilizzate in altri comuni virtuosi. Questo è solo l’inizio, poi gradualmente questa percentuale salirà insieme al grado di partecipazione dei cittadini.

Inoltre: Riduzione delle consulenze esterne. Riduzione delle figure dirigenziali e delle Posizioni Organizzative. Riorganizzazione della macchina comunale attraverso un nuova politica di gestione dei processi e del personale. Avviare un’analisi organizzativa approfondita, con lo snellimento delle procedure e della rigidità dell’attuale organizzazione. La macchina comunale deve essere al servizio del cittadino, e non il contrario. Tracciabilità di tutti i passaggi burocratici e messa on-line della stessa da parte del responsabile unico del procedimento. All’interno della macchina comunale verranno attivati progetti ottenuti grazie all’ascolto dei dipendenti comunali volti alla riduzione degli sprechi e al miglioramento della qualità dei servizi erogati ai cittadini puntando esclusivamente alla valorizzazione delle risorse umane attraverso investimenti sulla formazione del personale. Eliminazione dei contratti (anche per le società partecipate) di locazione passiva in scadenza e divieto di stipulazione di nuovi contratti su immobili di proprietà privata. Divieto dell’uso di nuovi strumenti derivati e di ogni forma di speculazione finanziaria, eliminazione progressiva degli strumenti già sottoscritti. Elevare al massimo l’Imposta municipale Unica (IMU) a tutti gli immobili non prima casa, privi di un contratto di locazione registrato o disabitati (con esclusione degli immobili disponibili ad affitto equo o utilizzati da familiari impossibilitati ad accedere a mutui casa o ad edilizia popolarre) e comunque seguendo un criterio di equità ed utilizzo dell’immobile. Stessa regola verrà applicata per gli edifici commerciali o uffici non attivi. La maggiore disponibilità di immobili in affitto comporterebbe un abbassamento del costo di locazione. Gli affitti in nero che passerebbero a contratti regolari comporterebbero inoltre un rientro dal nero per l’erario. Effettiva responsabilizzazione dei dirigenti e dei responsabili di attività dell’Amministrazione con piano degli obiettivi valutato in termini di efficienza ed efficacia delle prestazioni da una funzione esterna e non dai dirigenti stessi come oggi avviene. Pubblicazione di un bilancio leggibile da chiunque per il consuntivo e di un bilancio di previsione triennale con indicazione dei diversi capitoli di spesa in dettaglio, distinzione tra spese e investimenti, dettaglio sulle spese per servizi dall’esterno e sulle entrate evidenziando trasferimenti dello stato, tasse e oneri locali, denari provenienti a vario titolo da privati con dettaglio dei maggiori contribuenti. Pubblicazione sui siti web dei Comuni dell’elenco di tutte le forniture di prodotti e servizi all’Amministrazione con i relativi contratti e fornitori.

RIORGANIZZAZIONE DELLE PARTECIPATE

Costituire una unica Holding che raggruppi, ove possibile, tutte queste partecipate sotto un’unica regia. Il Cda di questa Holding deve essere formato da persone che vi lavorino a tempo pieno. Tutte le società partecipate avranno un massimo di tre amministratori che saranno costantemente controllati. Alla Holding verranno affidati i servizi amministrativi dell’intero gruppo. Ogni sei mesi il presidente del cda della Holding, riferirà in Consiglio Comunale sull’andamento di tutto il gruppo e segnalerà le eventuali negligenze degli amministratori. Questo comporterà una sensibile diminuzione dei costi e l’individuazione immediata delle responsabilità. Finirà l’era dei poltronifici.
Il compenso di ogni amministratore dovrà essere reso pubblico in un apposito sito comunale, entro 30 gg dalla sua nomina. Chi vorrà ricoprire il ruolo di amministratore dovrà inviare il proprio cv che sarà pubblicato on-line. I piani dei conti di tutte le partecipate dovranno essere uniformati, o stabiliti in modo rigido nelle loro riclassificazioni. Questo permetterà di realizzare in brevissimo tempo un Bilancio unico consolidato tra le Società Partecipate ed il Bilancio Comunale.

Foglie di bilancio orvietano.

foglia di ficoVorrei innanzitutto ringraziare Massimo Gnagnarini per il suo impegno e costanza nello scartabellare tra le indecenze di bilancio. Massimo mi conosce e sa che il mio ringraziamento e stima va alla analisi dei dati e che nelle visioni di uscita da questo pantano abbiamo idee che necessitano di confronto, scontro e dibattito. Anche questa volta Massimo è stato puntuale nello scoprire le magagne contabili e quindi possiamo fidarci di lui almeno nella disamina contabile e ragionieristica. Le considerazioni espresse da Massimo nell’editoriale a sua firma sono disponibili al link :

http://www.orvietonews.it/opinioni/2013/10/26/questioni-serie-36355.html#.Um6bOY2N6uI

Questo è quello che mi sento da aggiungere:

Caro Massimo, non sei tu a dire sempre le stesse cose ma sono loro a fare sempre gli stessi errori mascherati da ‘prassi consolidata’. Ricordo ancora il Bilancio di Previsione 2012-2014 dove alle prime pagine (ultimo par. pag. 4) ci veniva comunicato che il risultato della gestione finanziaria 2011 aveva chiuso con un disavanzo di € 8.442.703,57 salvo poi ritrovarsi a pag. 7 con un disavanzo di € 9.864.236,17 (conforme alla pag. 14 del Bilancio Previsionale 2012). Fu sicuramente un refuso o un errore di lettura ma sarebbe stato interessante vedere cosa c’era scritto nella deliberazione GC n° 82 del 05/07/2012. Inoltre ci veniva comunicato (pag. 5 primo comma) che l’introito preventivo con la nuova istituita imposta di soggiorno sarebbe stata di € 200.000,00 per il 2012, forse sarebbe stato più esatto parlare di € 40.000,00 per quel che rimaneva del 2012, diciamo forse poiché, come leggeremo a pag. 21, la giunta con deliberazione n° 52 del 27/08/2012 aveva istituito questa gabella a decorrere dal 01/11/2012. Ora, a parte il probabile refuso dei € 200.000,00, destava curiosità la previsione di questa cifra poiché si basava sui 13.000 pernottamenti dello stesso periodo dell’anno precedente. Delle due l’una: O era falso il dato sulla diminuzione dei flussi turistici o questo dato era campato in aria. Ci veniva ricordato che ‘…la crisi finanziaria che attanaglia il paese ha anche effetti sui livelli occupazionali …’ e quindi era da aspettarsi che incidesse non solo al ribasso sulla base imponibile Irpef ma, diremo noi, anche su altre voci importanti di entrata. Invece con immensa gioia notammo che (pag. 17) le entrate tributarie per l’Irpef per magia rimanevano ai livelli del 2010 e 2011 e con grande ottimismo anche la previsione IMU ci fecero sognare addirittura un raddoppio rispetto alla vecchia ICI. Sempre in tema di entrate tributarie il comune ancora soffriva (e figuriamoci i cittadini) per la riscossione di € 250.000,00 relativi all’anno 2011 e questo dato non fece affatto riflettere i nostri contabili su una più oculata e prudenziale stima di bilancio ma scatenò l’effetto completamente opposto con l’aggravante di un’ulteriore balzello nelle voci di spesa ‘per l’assegnazione di una ulteriore unità di lavoro all’ufficio tributi’ facendo balzare la voce di spesa (di cui al tit. 01.04. Gestione delle entrate tributarie e servizi fiscali) da €331.661,50 ad €534.797,05 con un incremento del 61,25%. Alla faccia della spendig review: per tentare di recuperare €100.000,00 ne spesero €200.000,00; poi sappiamo come finì la storia: questa ulteriore unità restò strutturale e l’incarico del recupero venne appaltato altrove con ulteriore aggravio di costi. A nostro avviso il problema, data la modesta entità del contenzioso, andava ricercato nel sostegno al sociale ed al rilancio di una economia locale e non nella falsa lotta all’evasione: Un povero che non paga non è un evasore! Quelle risorse sprecate per il potenziamento dell’ufficio tributi potevano essere destinate al Sociale. Ma nell’ultimo incontro tenutosi qualche mese fa proprio da te nell’atrio del Palazzo dei Sette anche i nostri amministratori rimasero stupiti che quelle poste in entrata di bilancio non si sarebbero concretizzate perché la ‘gente’ non ha soldi per pagare. E l’assessore al bilancio svicolò in sordina senza proferir parola. Per quel poco che ancora resta della nostra Costituzione Italiana proviamo a ricordare l’art. 53 : “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ma la nostra amministrazione interpreta l’autonomia locale sentendosi libera di interpretare la Costituzione ai fini del bilancio economico. Quindi l’ IMU sulla casa viene calcolata senza tener conto del proprietario. Non prospettando la proporzionalità dei contribuenti si va ad incidere inevitabilmente meno sulle persone abbienti e più sui redditi svantaggiati. L’IMU è anticostituzionale, in insanabile contrasto con gli articoli 47 e 53 della Costituzione,  nel primo si afferma che la Repubblica tutela il risparmio in tutte le sue forme e favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, nel secondo quando stabilisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Come si può pretendere che dei pensionati o famiglie che non arrivano a fine mese, debbano anche pagare l’imposta sulla casa? E quante sono le seconde case che in effetti sono le prime per i figli senza lavoro e senza accesso ai mutui? Non per questo chiediamo al nostro Sindaco di fare l’eroe praticando la disobbedienza civile o di inoltrare ricorso alla Corte Costituzionale. Per carità un’azione del genere si può fare solo per la salvaguardia del Tribunale di Orvieto.  Inoltre nella considerazione generale della relazione al bilancio scoprimmo un incremento di spesa di oltre €500.000,00 per il servizio smaltimento rifiuti portandolo ad una cifra iperbolica di 4.097.822,11. Da questo dato emerge una chiara visione delle politiche comunali tese ad una logica perversa nello smaltimento dei rifiuti che continua ad essere considerata una spesa in luogo di un corretto e remunerativo sviluppo economico ed ambientale. In ultimo la vicenda Swap, tema molto lacunoso e, dalle recenti esternazioni di alcuni amministratori, alquanto sconosciuto. Provammo a sintetizzarlo per quanto concerneva la comprensione del nostro precedente bilancio: i € 9.864.236,17 erano il disavanzo finanziario su cui gli swap pesano per 1.548.878,00 (per gli interventi) con una spada di Damocle di ulteriori 361.639,62 in caso di giudizio negativo nella causa civile intentata verso BNL. Ma il dato non conosciuto dai molti era l’ammontare del debito in conto capitale che i comune di orvieto ha nei confronti degli istituti di credito che ammonta ad oltre €50.000.000,00. Inoltre nella Relazione al Bilancio 2012 si faceva riferimento solo agli interventi sul capitolo Swap mentre era necessario andare a leggere tra le righe del Bilancio (Parte II – Spesa – Titolo III – Spese per rimborso dei prestiti) dove trovavamo appostati € 1.909.897,95 (per l’anno 2011) e €8.015.423,89 (per l’anno 2012). Su quest’ultimo esprimemmo solo giudizi politici sul come fu utilizzata questa valanga di denaro e su come si sarebbe potuto far ricorso ad un altra leva di prestito. L’ analisi della Parte Entrate 2012 (appena in premessa) ci lasciò subito interdetti sulla dichiarazione del decremento in valori assoluti del -14,52% pari a 8.021.673,83 rispetto alla stima del 2011 ma in realtà era un semplice artificio contabile poiché l’entrata stimata del 2011 (e non ancora realizzata) per le alienazioni venne trascinata in modo strutturale di anno in anno prospettando gravi irregolarità contabili contrastanti con il principio della “sana gestione finanziaria”, relativi da un lato alla utilizzazione sistematica e ripetuta nei diversi esercizi di rilevanti plusvalenze da alienazione dei beni patrimoniali finalizzata al raggiungimento dell’equilibrio di bilancio di parte corrente e dall’altro al rilascio di forme di garanzia atipica negli esercizi precedenti a garanzia del consistente indebitamento. Ma tornando nel merito della Parte Entrate si notò subito che uno sbandierato e falso decremento si traduceva in un reale aumento delle entrate tributarie che passavano dai 10.033.694 del 2010 ai 15.601.752 del 2011 per finire a 16.974.100 nella previsione del 2012. Un incremento del 50% in 2 anni. Sulla Parte Spesa venne fornita (da pag. 10 a pag 14) una sterile ed inefficace lezioncina sul fantomatico riequilibrio di bilancio. Su questo tema, però, l’attenzione non andava oltre l’elenco dei provvedimenti da prendere. I bilanci debbono essere adeguati. Non si scappa. Ma la comunità non dovrebbe poter pretendere il conto preciso e severo per esprimersi verso quale direzione vanno effettivamente indirizzati i colpi di falce, quali sforbiciate sono utili al destino della comunità, per il suo futuro sociale, culturale, civile… e quali no? In queste rocambolesche previsioni non viene mai fuori alcun disegno programmatico che accompagni, giustifichi e correli il taglio, il quadro definito delle priorità intoccabili da sottoporre al giudizio di tutta la città. C’è troppa paura di rivelare quali privilegi vengono difesi. E il risultato si legge chiaramente in tutti i Bilanci dove l’incremento della voce investimenti non ha nulla a che fare con il reale e necessario sviluppo dell’economia e dell’occupazione locale ma un continuo e progressivo aumento della cementificazione e rinfoltimento delle strutture già esistenti e fallimentari.
Abbastanza curiose sono poi le valutazione del ‘tanto o poco contabile’ a seconda degli interessi o necessità del relatore. Le conclusione ce le forniscono loro stessi in qualità, per giunta, di relatori: ‘ Un Bilancio basato su entrate non sicure: alienazioni patrimoniali, proventi per parcheggi, recupero evasione tributaria …. rischia di non rispettare, come si è già verificato, la congruità e l’attendibilità contabile delle previsioni delle entrate e delle spese’. Bene visto che le voci sotto lente di ingrandimento rappresentano ben oltre il 20% delle entrate a bilancio conveniamo che l’approvazione di tale bilancio corrisponda esattamente ad un tentato suicidio.
D’altra parte se non si riesce a prevedere il passato (la chiamano previsione a 2 mesi da fine anno) come mai potremmo relazionare sul presente e men che mai sul futuro. Quando si parla di Economia si è sempre più inclini a definirla una inco-scienza matematica che tenta in modo ipocrita di razionalizzare e giustificare una psicosi dello Stato. Caro Massimo, è il caso di fermarci e di non continuare a correggere i compiti di alunni svogliati. Prendiamoci il tempo necessario per costruire un modello di bilancio cittadino rispettoso della dignità degli Orvietani e del territorio.

E con questa aspettiamoci di essere definiti anche ‘Foglie di fico’ dell’amministrazione avversa.

(massimo maggi)

Bilancio di Previsione 2012-2014

A fine Ottobre 2012 si terrà il Consiglio Comunale di Orvieto per l’approvazione del Bilancio di Previsione 2012-2014.

Dalla lettura della Relazione Tecnica al Bilancio di Previsione del 2012 del Comune di Orvieto alle prime pagine (ultimo par. pag. 4) ci viene comunicato che il risultato della gestione finanziaria 2011 ha chiuso con un disavanzo di € 8.442.703,57 salvo poi ritrovarsi a pag. 7 con un disavanzo di € 9.864.236,17 (conforme alla pag. 14 del Bilancio Previsionale 2012). E’ sicuramente un refuso o un errore di lettura ma sarà interessante vedere cosa c’è scritto nella deliberazione GC n° 82 del 05/07/2012.

Inoltre ci viene comunicato (pag. 5 primo comma) che l’introito preventivo con la nuova istituita imposta di soggiorno sarà di € 200.000,00 per il 2012, forse sarebbe stato più esatto parlare di € 40.000,00 per quel che rimane del 2012, diciamo forse poiché, come leggeremo a pag. 21, la giunta con deliberazione n° 52 del 27/08/2012 ha istituito questa gabella a decorrere dal 01/11/2012. Ora, a parte il probabile refuso dei € 200.000,00, desta curiosità la previsione di questa cifra poiché si basa sui 13.000 pernottamenti dello stesso periodo dell’anno precedente. Delle due l’una: O è falso il dato sulla diminuzione dei flussi turistici o questo dato è campato in aria. Un’altro dato inquietante sono i proventi dalla gestione diretta dei parcheggi: se nel 2010 abbiamo consuntivato 451.832 nel preventivo 2011 lo abbiamo portato a 1 milione e, non contenti, ne abbiamo aggiunti altri 450.000 nel preventivo 2012 portandolo alla cifra stratosferica di 1.450.000. Sinceramente speriamo che sia così ma sorge una domanda: Visto che siamo oltre la metà di ottobre e che restano appena 75 giorni alla fine dell’anno 2012 (lo chiamano preventivo) sarebbe lecito chiedere il consuntivo ad oggi per le entrate alla voce E.3.1.370 poiché in cassa dovrebbero già esserci circa €1.153.000!
Ma sono solo i primi dati e di piccola entità, andiamo avanti. Ci viene ricordato che ‘…la crisi finanziaria che attanaglia il paese ha anche effetti sui livelli occupazionali …’ e quindi ci sarà da aspettarsi che incida non solo al ribasso sulla base imponibile Irpef ma, diremo noi, anche su altre voci importanti di entrata. Invece con immensa gioia notiamo che (pag. 17) le entrate tributarie per l’Irpef per magia rimangono ai livelli del 2010 e 2011 e con grande ottimismo anche la previsione IMU ci farà sognare addirittura un raddoppio rispetto alla vecchia ICI. Sempre in tema di entrate tributarie il comune ancora soffre (e figuriamoci i cittadini) per la riscossione di € 250.000,00 relativi all’anno 2011 e questo dato non ha fatto riflettere i nostri contabili su una più oculata e prudenziale stima di bilancio ma ha scatenato l’effetto completamente opposto con l’aggravante di un’ulteriore balzello nelle voci di spesa ‘per l’assegnazione di una ulteriore unità di lavoro all’ufficio tributi’ facendo balzare la voce di spesa (di cui al tit. 01.04. Gestione delle entrate tributarie e servizi fiscali) da €331.661,50 ad €534.797,05 con un incremento del 61,25%. Alla faccia della spendig review: per tentare di recuperare €100.000,00 se va bene ne spendo €200.000,00; poi sappiamo come finirà la storia: questa ulteriore unità resterà strutturale e l’incarico del recupero sarà appaltato altrove con ulteriore aggravio di costi. A nostro avviso il problema, data la modesta entità del contenzioso, va ricercato nel sostegno al sociale ed al rilancio di una economia locale e non nella lotta all’evasione: Un povero che non paga non è un evasore! Quelle risorse sprecate per il potenziamento dell’ufficio tributi potrebbero essere destinate al Sociale.
Per quel poco che ancora resta della nostra Costituzione Italiana proviamo a ricordare l’art. 53 : “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ma la nostra amministrazione interpreta l’autonomia locale sentendosi libera di interpretare la Costituzione ai fini del bilancio economico. Quindi l’ IMU sulla casa viene calcolata senza tener conto del proprietario. Non prospettando la proporzionalità dei contribuenti si va ad incidere inevitabilmente meno sulle persone abbienti e più sui redditi svantaggiati. Intanto è bene chiarire che il Comune in questa vicenda è soprattutto un esattore per conto del Governo e delle casse centrali. L’IMU sulla prima casa resta al Comune, ma lo Stato ha contemporaneamente tagliato i fondi a ciascun Comune per l’equivalente dell’IMU sulla prima casa calcolata al 4 per mille; dunque in realtà al Comune resta solo la differenza, nel caso in cui applichi un’aliquota più alta. Sulle seconde case, invece, l’introito è diviso a metà tra Comune e Stato. Nel complesso, dunque, più di metà del gettito va nelle casse nazionali. Il nostro comune ha quindi alzato le aliquote il più possibile. La proposta della giunta dice 5,5 per mille per la prima casa e 10,6 per mille – il massimo – per le altre, tutte, senza nemmeno più la distinzione tra sfitte e affittate, con pochissime riduzioni. L’IMU è anticostituzionale, in insanabile contrasto con gli articoli 47 e 53 della Costituzione,  nel primo si afferma che la Repubblica tutela il risparmio in tutte le sue forme e favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, nel secondo quando stabilisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.  Come si può pretendere che dei pensionati o famiglie che non arrivano a fine mese, debbano anche pagare l’imposta sulla prima casa? Non per questo chiediamo al nostro Sindaco di fare l’eroe praticando la disobbedienza civile o di inoltrare ricorso alla Corte Costituzionale. Per carità un’azione del genere si può fare solo per la salvaguardia del Tribunale di Orvieto.  Allora visto che per gli immobili adibiti ad abitazione principale (prima casa) il gettito IMU resta interamente al comune con l’obbligo di applicarlo pena la perdita di risorse statali e visto che il margine di tassazione è variabile dal 6 al 4 x mille, sarebbe stato opportuno applicare l’aliquota minima permessa dal decreto e ad essa applicare tutti gli sgravi messi a disposizione, in tale caso la tassazione stessa sarebbe vicina allo zero.  Vogliamo con questo informare i cittadini che la tassa sulla prima casa non ci sembra la tassa del Governo ma solo la tassa del Sindaco, o almeno che sia quest’ultimo incaricato di scegliere come trattare il suoi cittadini.
Inoltre nella considerazione generale della relazione al bilancio scopriamo un incremento di spesa di oltre €500.000,00 per il servizio smaltimento rifiuti portandolo ad una cifra iperbolica di 4.097.822,11. Questo dato da una chiara visione delle politiche comunali tese ad una logica perversa nello smaltimento dei rifiuti che continua ad essere considerata una spesa in luogo di un corretto e renumerativo sviluppo economico ed ambientale. In ultimo la vicenda Swap, tema molto lacunoso e, dalle recenti esternazioni di alcuni amministratori, alquanto sconosciuto. Proviamo a sintetizzarlo per quanto concerne la comprensione del nostro bilancio: i € 9.864.236,17 sono il disavanzo finanziario su cui gli swap pesano per 1.548.878,00 (per gli interventi) con una spada di Damocle di ulteriori 361.639,62 in caso di giudizio negativo nella causa civile intentata verso BNL. Ma il dato non conosciuto dai molti è l’ammontare del debito in conto capitale che i comune di orvieto ha nei confronti degli istituti di credito che ammonta ad oltre €50.000.000,00. Inoltre nella Relazione al Bilancio 2012 si fa riferimento solo agli interventi sul capitolo Swap mentre è necessario andare a leggere tra le righe del Bilancio (Parte II – Spesa – Titolo III – Spese per rimborso dei prestiti) dove troviamo appostati € 1.909.897,95 (per l’anno 2011) e €8.015.423,89 (per l’anno 2012). Su quest’ultimo possiamo esprimere solo giudizi politici sul come sia stata utilizzata questa valanga di denaro e su come si sarebbe potuto far ricorso ad un altra leva di prestito e lasciamo alla Corte dei Conti l’aspetto prettamente giuridico e di Controllo di Gestione.

L’ analisi della Parte Entrate 2012 (appena in premessa) lascia subito interdetti sulla dichiarazione del decremento in valori assoluti del -14,52% pari a 8.021.673,83 rispetto alla stima del 2011 ma in realtà è un semplice artificio contabile poiché l’entrata stimata del 2011 (e non ancora realizzata) per le alienazioni viene trascinata in modo strutturale di anno in anno prospettando gravi irregolarità contabili contrastanti con il principio della “sana gestione finanziaria”, relativi da un lato alla utilizzazione sistematica e ripetuta nei diversi esercizi di rilevanti plusvalenze da alienazione dei beni patrimoniali finalizzata al raggiungimento dell’equilibrio di bilancio di parte corrente e dall’altro al rilascio di forme di garanzia atipica negli esercizi precedenti a garanzia del consistente indebitamento.
Ma tornando nel merito della Parte Entrate si nota subito che uno sbandierato e falso decremento si traduce in un reale aumento delle entrate tributarie che passano dai 10.033.694 del 2010 ai 15.601.752 del 2011 per finire a 16.974.100 nella previsione del 2012. Un incremento del 50% in 2 anni.
Sulla Parte Spesa viene fornita (da pag. 10 a pag 14) una sterile ed inefficace lezioncina sul fantomatico riequilibrio di bilancio. Su questo tema, però, l’attenzione non va oltre l’elenco dei provvedimenti da prendere. I bilanci debbono essere adeguati. Non ci si scappa. Ma la comunità non dovrebbe poter pretendere il conto preciso e severo per esprimersi verso quale direzione vanno effettivamente indirizzati i colpi di falce, quali sforbiciate sono utili al destino della comunità, per il suo futuro sociale, culturale, civile… e quali no? Il fatto gravissimo è che si procede a pioggia e senza il controllo e la partecipazione dei cittadini, fondamento della democrazia. Ecco il fatto del giorno, questa la verità. Una spuntatina qua, un altra là, specialmente nei settori dove si prevede che le lamentele saranno facilmente domate, stante la scarsa capacità di reazione dei disabili, ad esempio, o la inermità delle istituzioni culturali. Non è venuto fuori alcun disegno programmatico che accompagni, giustifichi e correli il taglio, il quadro definito delle priorità intoccabili da sottoporre al giudizio di tutta la città. C’è troppa paura di rivelare quali privilegi vengono difesi. E il risultato si legge chiaramente nel Bilancio 2012 dove l’incremento della voce investimenti non ha nulla a che fare con il reale e necessario sviluppo dell’economia e dell’occupazione locale ma un continuo e progressivo aumento della cementificazione e rinfoltimento delle strutture già esistenti e fallimentari.
Abbastanza curiosa è poi la valutazione del ‘tanto o poco contabile’ a seconda degli interessi o necessità del relatore: a pagina 8 si legge ‘Assai rilevante è la riduzione (-197.193,98 rispetto al 2011) delle risorse … da Trasferimenti dello Stato ….’ mentre a pagina 37 leggiamo che le Spese Correnti hanno ‘un lieve incremento in termini assoluti di 353.933,84’ . In aritmetica, senza necessità di essere grandi economisti, 353.993 è più di 197.193 e non solo numericamente ma anche qualitativamente poiché tale cifra impatta, guarda caso, negativamente per il sociale, la cultura, lo sport, il turismo e lo sviluppo economico, e positivamente per la cementificazione, l’infrastrutturazione destrutturata e la spesa amministrativa. Lo specchietto riassuntivo alle pagg. 40 e 41 dimostra chiaramente quanto sopra esposto.
Altra considerazione importante va fatta sull’annosa vicenda del credito vantato nei confronti della Regione Campania di € 1.855.450 dai lontani anni 2003-2004 che ancora continuano a girare ed inquinare (sono rifiuti) il bilancio comunale con l’aggravante che tale posta, dichiarata esigibile dai responsabili dei servizi competenti ma non da un Tribunale, viene usata per squalificare ancor di più l’accantonamento al fondo di svalutazione.

La conclusione ce la fornisce lo stesso relatore al Bilancio nell’asserire, a pag. 61, quanto segue: ‘ Un Bilancio basato su entrate non sicure: alienazioni patrimoniali, proventi per parcheggi, recupero evasione tributaria …. rischia di non rispettare, come si è già verificato, la congruità e l’attendibilità contabile delle previsioni delle entrate e delle spese’. Bene visto che le voci sotto lente di ingrandimento rappresentano ben oltre il 20% delle entrate a bilancio conveniamo che l’approvazione di tale bilancio corrisponda esattamente ad un tentato suicidio.

Passiamo ora alla disamina della Relazione Previsionale e Programmatica per il periodo 2012/2014.

Data la poca importanza che tutte le amministrazioni danno a tale documento le stesse non ritengono neanche necessario esprimere in esso almeno degli indirizzi, seppur generici, inerenti una visione quantomeno politica di un possibile sviluppo del proprio territorio. La sofferenza e l’imbarazzo nella produzione di tale strumento si evince anche dalla forma inerente le opportune formalità di presentazione:

1) Non ha paternità;
2) Non reca nessuna sigla del relatore a conferma di quanto stampato;
3) Non è degno di una numerazione delle pagine;
4) Non rispetta la compilazione dei form precostituiti.

D’altra parte se non si riesce a prevedere il passato (la chiamano previsione 2012 a 2 mesi da fine anno) come mai potremmo relazionare sul presente e men che mai sul futuro. Quando si parla di Economia si è sempre più inclini a definirla una inco-scienza matematica che tenta in modo ipocrita di razionalizzare e giustificare una psicosi dello Stato.

Dopo questa doverosa e necessaria premessa andiamo ad analizzare questo documento obbligatorio e non sentito.

Al 31.12.2010 la popolazione effettiva era di 21.130. Ma i nostri scienziati hanno predetto il passato (2010) con ancor più precisione e puntualità:

– 9.917 maschi
– 11.159 femmine

(tempo macchina necessario all’elaborazione < 1 sec.)

Però non ci è dato sapere qual è la popolazione massima insediabile (1.1.16), non sappiamo nulla sul livello di istruzione della popolazione residente (1.1.17) e meno che mai sulle condizioni socio-economiche delle famiglie (1.1.18). Ce ne sarebbero altri di dati necessari e fondamentali su cui impostare una Programmazione Sostenibile ma se il legislatore non li ha previsti ci sarà una ragione.

Nonostante tutto ciò i Piani e Strumenti Urbanistici risultano approvati, senza per questo dare conto degli estremi del provvedimento) anche grazie ad un altro dato fondamentale e difficilmente reperibile nel sussidiario delle scuole elementari: Superficie 281,16 Kmq, 2 laghi e 21 torrenti.

Il resto del documento è soltanto un esercizio (tramite elaboratore) del rispetto dei patti di stabilità secondo trend storici con aggiustamenti, dove necessario, al ribasso sullo sviluppo reale e sui servizi sociali. E’ sufficiente infatti una rapida lettura della Sezione III – Programmi e Progetti per rendersi conto che la ‘Previsione’ si basa su un copia incolla di razionali di cui ai sub parr dal x.4.2 al x.4.4 . Un’altro dato sconcertante è che 5 Programmi su 13 sono affidati alla responsabilità del Comando dei Vigili Urbani. Senza togliere nulla a questa importante funzione cittadina non riteniamo utile un sovraccarico di responsabilità nello sviluppo su una funzione che dovrebbe essere di controllo.

In conclusione anche tale documento programmatico non avendo in dote le necessarie informazioni a conforto degli impegni intrapresi non può essere approvato.

Rimandiamo infine al nostro documento di programma di governo della città per le direttive di progetto aperto e condiviso.

(https://movimento5stelleorvieto.wordpress.com/category/programma-elettorale/)

La chiamata alla consultazione dei cittadini con una forma esemplare di democrazia diretta è tanto più necessaria perché su tutti i passi del taglio a voci dei bilanci locali si constata il reale e drammatico silenzio dei partiti tradizionali, preoccupati soltanto di un futuro elettorale incerto, dunque tesi ad evitare passi e scelte all’indomani fatali. Quei partiti che accusano il Movimento 5 stelle di populismo e reclamano il loro insostituibile ruolo democratico.

La comunità ha il diritto di conoscere, discutere e nel caso contestare la destinazione dei tagli di bilancio imposti agli enti pubblici dalla riduzione degli stanziamenti statali

Bilancio Comunale

Il Bilancio Comunale 2011, in fase di approvazione, svelerà alcune certezze. L’incompetenza o l’impossibilità di chi dovrà approvarlo. Incompetenza perché difficilmente in un consiglio comunale si trovano le giuste competenza per la disamina di un bilancio e perché la votazione è sempre politica e non razionale. Impossibilità perché anche i consiglieri più volenterosi non potranno, nel brevissimo arco di tempo che va dalla consegna all‘approvazione, valutarne e giudicarne il contenuto.
Alcuni esempi, e in questa rubrica ne faremo molti altri, di quello che troveremo in bilancio senza usare una sfera di cristallo poiché i bilanci comunali al 90% sono tutti uguali:

1) troveremo un fantomatico riequilibrio di bilancio, con l’artifizio ormai obsoleto e giunto alla fine delle sue risorse, ottenuto con poste straordinarie e non ripetibili come accertamenti tributari non riscossi (non riscuotibili visto lo stato di disastro economico e fallimentare in cui versa il paese) oppure con svendite del patrimonio o oneri da urbanizzazione che continuano a devastare vivibilità – viabilità – sostenibilità.

2) Sul fronte della spesa non verranno messi in evidenza, se non addirittura occultati, gli accantonamenti relativi allo scandalo derivati (si potrà obiettare che le finanza derivata era ammessa per legge e che quindi non si può parlare di scandalo, Ma lo scandalo sta proprio nell’approfittare di leggi idiote e dannose, Che succederebbe se la pedofilia non fosse reato?).

3) Troveremo senz’altro una maggiore entrata sul fronte tributario senza contrappeso con i servizi erogati alla cittadinanza (come dire aumenta il costo e si disintegra il servizio)

4) Si prospetterà che gestione diretta di alcuni servizi, fino ad oggi affidati a terzi, porta una maggiore entrata nelle casse del comune. Ma sarà troppo tardi poiché i servizi hanno raggiunto un livello abissale e le strutture necessarie per la gestione sona state già svendute. Quindi a fronte di una maggiore entrata per la gestione diretta ci ritroveremo maggiori uscite per l’affitto o il riacquisto di strumenti una volta di proprietà.

5) Verrà sbandierata una mistificata riduzione dei costi del personale e tenuto sottobanco il costo maggiore di servizi affidati a terzi. (Da una prima lettura sembrerebbe in conflitto con il punto precedente, ma ormai ci abbiamo preso l’abitudine).

6) Il fantomatico riequilibrio sarà smascherato successivamente, a bilancio approvato, dove emergeranno lacune ed omissioni. Niente di strano. A quel punto il falso equilibrio altro non sarà che uno squilibrio per le amministrazioni successive.
Fin qui non abbiamo ancora fatto nessun miracolo di previsione e ci siamo tenuti macroscpopicamente altissimi. Tutti i bilanci, in questo strano paese, sembrano redatti da una forza aliena che vuole il dissolvimento dei beni comuni.

Ora proviamo invece ad usare la sfera, non di cristallo ma della ragionevolezza e buon senso, per indovinare quali saranno le specificità del bilancio del nostro fantastico Comune di Orvieto senza dare colpe ad una o all’altra fazione politica poiché questa prassi di bilancio, a fasi alterne, sembra ripetersi all’infinito.

Troveremo:

a) Costi Amm.vi e gestionali, anche se ridotti, superiori al 35% delle entrate:
b) Al calare dei costi diretti di gestione troveremo un aumento dei costi per servizi esterni;
c) Le uscite finanziarie (interessi, mutui e derivati) saranno superiori ai costi sostenuti per l’istruzione;
d) Qualche costo qua e là, non ascrivibile ad un normale bilancio comunale, che sarà giustificato nel solito modo: ‘c’è un accordo tra il Comune e ***********’;
e) Utilizzo strutturale, o meglio sclerotizzato, della cassa corrente (alias tanto entra tanto più qualcosa spendo);
f) I bilanci delle partecipate e controllate saranno inesistenti o con qualche problema;
g) Svendita del patrimonio;
h) Ricavi da sanzioni amministrative o al CdS altissimi (anche se non come preventivato);
i) Costi per gestione e amministrazione di sanzioni superiori alle entrate prodotte;
l) Entrate da oneri di urbanizzazione inferiori ai costi sostenuti per urbanizzazione;
m) Assistenza sociale, agricoltura e artigianato inesistente;
n) Patrimonio sottostimato quello effettivo e sovrastimato quello invendibile.

Vorrei tanto aver sbagliato visione. Staremo a vedere una volta approvato il Bilancio.

Come Movimento 5 Stelle ribadiamo con forza due punti fondamentali del nostro programma in merito al Bilancio Comunale:

1) Deve essere disponibile ai cittadini senza necessità di farne richiesta;
2) Deve essere trasparente e partecipato.

 

Massimo

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